[SUONO] [MUSICA] L'area sacra del kothon a Mozia era il più grande santuario del Mediterraneo dei Fenici finora noto. Al centro era una grandissima vasca di 52 metri di lunghezza, collegata con il tempio del dio Baal, situato sul lato orientale, esattamente di fronte a noi; al centro di questo tempio era un obelisco e un pozzo sacro. Sul lato opposto dove ci troviamo adesso, si trovava il santuario delle acque sacre, uno straordinario edificio con una serie di canalette, come questa che vedete, che confluivano tutte in un unico punto, qui, sopra una cisterna sotterranea che era chiusa da due gigantesche ancore, queste ancore erano state prese dalla prima nave dei Fenici, probabilmente approdata a Mozia agli inizi dell'ottavo secolo a.C. In questo santuario avvenivano dei riti di purificazione, avvenivano dei sacrifici su quella lastra che vedete e qui è stato ritrovato un cratere a figure rosse molto famoso per il nome che c'era iscritto sopra, il cratere di Alcimedonte. Tutte queste informazioni che sono state raccolte in questo luogo ci hanno fatto capire l'importanza delle acque per i Fenici a Mozia e per i Fenici in generale, non soltanto per la loro sussistenza, per la vita della città, per i loro viaggi navali, ma soprattutto il significato religioso delle acque, il significato ideologico di queste acque che erano acque che davano la vita e a volte potevano anche dare la morte. Come i Fenici pensarono di costruire un tempio con degli obelischi, da dove viene questo modello di edificio sacro che costruirono a Mozia, nel primo edificio, il tempio C5, nell'ottavo secolo a.C.? Per capire questo modello, per avere un'idea più chiara di quali fossero i motivi per erigere un edificio con obelischi, in cui venivano dedicate per esempio delle ancore o degli oggetti di metallo, dobbiamo fare un salto indietro e tornare nella madrepatria fenicia, nella più antica città della Fenicia, Byblos, nel nord del Libano. In questo importantissimo centro, forse la più antica città dei Fenici diciamo, quella che ha una tradizione che risale al quinto o sesto millennio a.C., fu eretto il tempo degli obelischi. Qui vediamo la città con la sua struttura circolare, con al centro un pozzo sacro che è all'origine delle sviluppo dell'insediamento e attorno al quale si distribuiranno i templi principali proprio tra i quali il tempio della dea di Biblo, la dea Baalat, la signora di Biblo che veniva identificata con la egiziana Hathor. Quindi, attorno a questo tempio fu anche, e a questa sorgente, a questo grande pozzo centrale fu eretto anche l'edificio principale della città che ora vedremo nel secondo millennio, il tempio degli Obelischi. Questo edificio aveva una struttura articolata in tre parti: c'era un ingresso, un vestibolo, un recinto dove all'interno del quale diciamo erano eretti gli obelischi, le offerte e i piccoli monumenti votivi dei fedeli e poi c'era una vera e propria camera cultuale, costituita da un'antecella e da una cella. Eccolo, forse una fotografia può far capire meglio come è stato ricostruito dal suo scavatore francese, Maurice Dunand che ha fatto anche qualche restauro forse di troppo, però quello che noi vediamo è un edificio non tanto grande, ma pieno di questi monumenti e accanto a ciascun monumento erano delle offerte e quindi è presumibile che questi monumenti fossero stati eretti dai re di Biblo e questo ci viene suggerito in particolare da un monumento particolare, uno di questi obelischi che porta, reca proprio un'iscrizione e lo vedremo tra poco. Ecco, vedete l'ingresso con ai lati del passaggio delle ante come è tipico di tutti i templi fenici e poi vedete che tra i vari obelischi se ne notano alcuni che hanno delle piccole nicchie proprio come l'obelisco del tempio C5, del tempio del kothon di Mozia e in queste nicchie o venivano messe delle piccole figurine di bronzo degli dei o venivano messe delle preghiere scritte su materiale deperibile come il papiro che poi venivano sotterrate insieme a delle offerte nel campo, le offerte che si poteva trovare anche all'esterno del tempio. Oppure possiamo avere delle lastre per sacrifici come questa e ve ne sono anche molte ritrovate a Mozia che assomigliano molto a questo modello, sono un po' gli antenati degli altari. Ed ecco ancora queste nicchie per mettere le figurine di bronzo degli dei, quindi un modello di tempio, un modello di culto che noi ritroveremo a Mozia e che i Fenici trasmisero all'occidente ovviamente con alcuni adattamenti e sicuramente Biblo rappresenta uno dei luoghi più straordinari e il tempio degli Obelischi con delle offerte come queste asce fenestrate di oro dove vedete rappresentato tra l'altro un levriero che è un animale quasi sacro e probabilmente è un'insegna della famiglia nobile che governava sulla città; quindi è un po' la firma del re che ha fatto questa offerta. Queste erano armi sacre che venivano usate solo per i sacrifici e che erano state dedicate nel tempio, d'altra parte non si potrebbe mai combattere con una spada con la lama d'oro, perché l'oro come sapete è troppo duttile. Ecco qui l'obelisco eretto dal re Abishemu, siamo nel 1800 a.C.: questo sovrano come vedete, usa i geroglifici per apporre la sua iscrizione, pur essendo un re di Biblo e questo già ci dà la testimonianza della straordinaria relazione che esisteva tra questa città e il regno dei faraoni, che viene inoltre rappresentata proprio dalla trasformazione della stele o betilo dei Cananei in un vero e proprio obelisco quasi solare egiziano sebbene di misure ridotte, che troveremo esattamente trasposto, un po' modificato nelle forme, nel tempio di Mozia. Allo stesso modo, nei tesori ritrovati di questi sovrani nelle loro tombe, vedete, esistono queste armi straordinarie in cui sono rappresentati i simboli della vita e l'ideologia della caccia del sovrano che erano tipiche dei re del mondo siro-palestinese. Il dio, il dio della tempesta è rappresentato da questo bronzetto; questo vale per tanti bronzetti che erano in questi templi, la sua natura divina ci è manifestata dal fatto che è rivestito di foglia d'oro e è un personaggio incedente, quindi è un dio attivo che sta intervenendo e come interviene? Interviene colpendo con la mazza le nuvole, quindi facendo poi venire le precipitazioni oppure lanciando i suoi dardi che di fatto erano le folgori che venivano mandate dal cielo, quindi una delle tante rappresentazioni di Baal ritrovate in questo straordinario sito del Mediterraneo. Il culto di questo dio era quindi da un lato un dio della tempesta, della guerra e delle precipitazioni, quindi un dio che aveva il toro come animale simbolo, dio fertilizzatore che dava vita, dall'altro era anche il signore dell'abisso, cioè ciò che era sotto terra, questo mondo dell'aldilà in cui andavano i defunti e in cui scomparivano a volte gli stessi dei durante l'inverno quando il sole non appariva più a lungo sulla terra e erano le divinità femminili a andarlo a risvegliare e a farlo rinascere in primavera in un ciclo religioso che era legato al ciclo della natura e della vita. Quindi, forse questo non è così automatico per noi da capirsi oggi, ma tutto si teneva in un'unica grande costruzione ideologica e tutto aveva un significato profondo per gli uomini antichi che eressero questi importantissimi monumenti. Non appena approdati a Mozia i Fenici trovarono un ambiente naturale straordinario, un ambiente in cui la vita era resa possibile da queste tre sorgenti che proprio in questo stesso punto davano vita a un piccolo stagno. Immediatamente costruirono l'edificio principale per le loro navi e un piccolo tempio, ma accanto anche questa grande piscina per raccogliere le acque dolci dove ancora oggi le acque sgorgano da quel gruppo di blocchi che si trova sul lato nord. L'acqua d'altra parte era una risorsa fondamentale, non soltanto perché assicurava la vita a questo piccolo nuovo insediamento e ovviamente serviva per rifornire le navi, ma soprattutto perché aveva un enorme valore simbolico nella cultura dei Fenici, sin dai millenni precedenti in cui questa si era formata nel vicino oriente antico. Infatti l'acqua era uno dei centri della religione orientale, serviva per purificare i fedeli, serviva anche come simbolo del mondo sotterraneo nel quale vivevano gli dei e dal quale traevano vita tutte le cose. [SUONO] [VUOTO]