[VUOTO] [MUSICA] [MUSICA] Siamo su una delle strade del Palatino della tarda Repubblica. Alle mie spalle vedete il Santuario della Magna Mater, dove si conservava la cosiddetta capanna di Romolo e l'altare della fondazione di Roma. Alla mia destra, il luogo dove Ottaviano scelse di vivere, per essere dirimpettaio di Romolo, e alla mia sinistra una seconda casa. Questa strada, quando Ottaviano decise di costruire il suo grande palazzo, viene annullata, e queste due case vennero unite nella parte privata del palazzo di Augusto. Il centro del palazzo, come abbiamo detto, era il grande tempio di Apollo, di cui resta il grandioso podio, la parte interna del podio. Nessuna di queste rovine, per quanto grandi, per quanto ben conservate, possono rivelarci la loro storia finché non integriamo le parti mancanti, finché non ne avvertiamo l'aspetto originario, la loro completezza, che pure hanno avuto. Solo in questo modo potremo cogliere il paesaggio antico e la sua storia. Se osserviamo la carta archeologica di Roma degli anni compresi tra il 44 a.C. e la battaglia di Azio, ci accorgiamo che l'unico edificio voluto da Ottaviano sul monte Palatino è la sua casa: vedete nell'immagine in rosso gli edifici fuori il Palatino e la sua casa. Lo ricordiamo, Ottaviano era nato in quest'angolo del monte, ma dal 40 circa a.C. era venuto ad abitare in quest'angolo qui, di fronte all' "aedes Romuli", il luogo dove si pensava che Romolo fosse cresciuto e dove aveva celebrato una parte del rito necessario a fondare Roma e subito sopra il luogo, il "lupercal", dove la lupa avrebbe allattato i due gemelli salvati dalle onde del fiume. Inizialmente Ottaviano abitò in una casa che esisteva già ma subito dopo dette vita ad un piccolo palazzo più ampio, raddoppiando la zona che c'era già, incentrando due cortili ai lati di un'area centrale, dove probabilmente era l'atrio. Un fulmine cade in questa casa e Ottaviano annuncia ai Romani che è il segno di Apollo che richiede la sua casa. La casa con i due cortili era ancora in costruzione in quel momento. Le costruzioni vengono interrotte, l'intera casa distrutta e sepolta sotto un qualcosa di enorme, di diverso, mai visto a Roma prima. In quest'immagine vedete la casa originaria, in rosso, in cui Ottaviano all'inizio visse, la nuova residenza di Ottaviano con i due cortili e il grande palazzo che invece viene realizzato a partire dalla caduta del fulmine. A sinistra abbiamo, in rosso, i resti archeologici di ciò che si può vedere ancora oggi di questo enorme palazzo, che costituiscono principalmente il piano interrato. A destra, una ricostruzione di come doveva apparire l'intero palazzo e soprattutto il piano terra. Il complesso si incentrava sul tempio di Apollo, attorno al tempio c'erano due case: una parte privata per Augusto e per la famiglia, e una parte pubblica, di cui parleremo. Il tempio si affacciava su un cortile che dava poi accesso a una terrazza più ampia, ad un livello leggermente più basso. Augusto abitava nella sua casa, al centro del complesso Apollo e nella parte pubblica la divinità più importante era Vesta. L'accesso al complesso era dato da un arco inteso per onorare il padre terreno di Ottaviano, Gaio Ottavio. È rimasto assai poco di questo arco, se non questi frammenti della decorazione architettonica, in rosso, ma conosciamo grazie alle fonti altri particolari, per cui sappiamo che sull'attico dell'arco veniva posto un piccolo sacello, all'interno del quale era esposta una scultura di un artista greco, di qualche secolo più antico. Il centro del complesso era il grande tempio, di cui oggi si conservano le fondazioni soltanto, e dato molto importante sono queste fondazioni che si appoggiano sui muri della casa più antica, che nel frattempo viene interrata. Questo interro ha permesso che quelle meravigliose pitture che abbiamo già visto venissero conservate, e allo stesso tempo la sovrapposizione del tempio alla casa ci assicura che la casa sottostante non poteva vivere quando il tempio viene costruito. In questa immagine possiamo avere un'idea della magnificenza del complesso: il tempio ed i capitelli, lo sappiamo dalle fonti letterarie, erano d'oro, la casa privata, la casa pubblica, il portico di fronte al tempio con le sue sculture, un'area sacra di fronte al tempio, un piccolo tetrastilo, la terrazza inferiore e la biblioteca che fungeva come sala di riunione per il Senato. In questa sezione possiamo ammirare ancora il tempio con le note decorazioni che dovevano essere applicate al tempio, il grande portico, casa pubblica e privata, e la biblioteca curia, altri frammenti che ci danno la possibilità di ricostruire l'aspetto del portico e sculture che ci danno un'idea della decorazione che doveva trovarsi in questo portico. Questo portico si chiamava "delle Danaidi": le Danaidi erano le figlie di Danao, che la prima notte di nozze uccisero i figli, loro sposi, di Egitto. Era chiaramente un'allusione alle guerre civili vinte da Ottaviano contro Marco Antonio, che ormai erano finite. Le informazioni su questo palazzo ci vengono dalle fonti più ampie, per esempio questa scultura qui ci aiuta a ricostruire questo dettaglio, il recinto davanti al tempio, lo vedete, un albero piantato, eccolo, questo piccolo tempio, qui e qui, ed il grande portico, che si svolgeva intorno a questo terrazzo. Il complesso si svolgeva dalla cima del monte fino alla valle ed era articolato in blocchi separati: la casa, le terrazze e la grande sostruzione che sorreggeva il terrazzo inferiore che ormai superava il ciglio del monte. Nel punto più profondo, nel punto più intimo di questa grande struttura si trovava la grotta Ninfeo, che monumentalizzava forse il luogo sacro dove si credeva che la lupa avesse allattato Remo e Romolo. La memoria della fondazione di Roma viene inserita dentro il cuore della nuova casa. La parte superiore del complesso era la casa dell'imperatore. Ma di questo parleremo un'altra volta. Vi ringrazio. [VUOTO]